In Europa, l’obbligo vaccinale è nato all’inizio dell’800, con la diffusione della vaccinazione contro il vaiolo. I medici avevano infatti notato che proteggendo il singolo era possibile evitare la diffusione dell’epidemia all’intera collettività ma anche che, per ottenere questo risultato, era necessario avere un’adesione massiccia. L’Inghilterra in un primo tempo rese la vaccinazione antivaiolosa universale e gratuita, e in seguito obbligatoria con i Vaccitation Act del 1840, 1841 e 1853.
In Italia l’obbligo di vaccinare contro il vaiolo tutti i nuovi nati è stato sospeso nel 1977 e abolito nel 1981. Nel frattempo erano diventate obbligatorie le vaccinazioni contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991). Ora, con il decreto approvato lo scorso anno in Consiglio dei Ministri, sono salite a 10 le vaccinazioni obbligatorie.
Sono ben 15 i Paesi europei che non hanno vaccinazioni obbligatorie, mentre gli altri 14 Paesi hanno almeno una vaccinazione obbligatoria.
La vaccinazione contro la polio è obbligatoria per tutti i bambini in 12 nazioni europee. Quella contro la difterite e il tetano è obbligatoria in 11 Paesi mentre la vaccinazione contro l’epatite B in 10 Paesi. Per otto dei 15 vaccini considerati dallo studioi, alcune nazioni hanno adottato una strategia mista tra raccomandate e obbligatorie. Di solito questo si traduce nel fatto che la vaccinazione viene raccomandata per tutta la popolazione, ma è di fatto obbligatoria solo per alcuni gruppi di rischio.
Infine, gli Stati Unitie il Canada, in parte come la Germania, hanno scelto una via intermedia: assenza di sanzioni per la mancata vaccinazione, ma necessità di certificato per l’ammissione a scuola.
Per fare un esempio in Spagna, Germania, Austria, Regno Unito non c’è alcuna vaccinazione obbligatoria. Dunque la domanda sorge spontanea, per quale motivo l’Italia ne ha ora ben 10 obbligatori?
Ricordiamoci tutti che si tratta di trattamenti sanitari farmacologici e che hanno un impatto notevole sul nostro sistema immunitario con reazioni avverse probabili, anche gravi, elencate nei foglieti illustrativi. Mi fermo qui.
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