Come tanti Michele è partito alla ricerca di un lavoro, questa volta dal Sud verso il Nord. Una storia di emigrazione comunque, che lascia il segno.
Michele ha 35 anni ed è un ingegnere e ogni volta che sente parlare dello spopolamento del Sud Italia gli sale la rabbia. “Io ci ho provato a lavorare al Sud ma sono dovuto scappare” ha raccontato alla rubrica Cervelli in Fuga de Il Fatto Quotidiano.
Inizialmente ha lavorato in una piccola azienda con contratto co.co.pro. ma era il suo primo lavoro e dunque si è dovuto sacrificare. Lo stipendio era di appena 700 euro al mese a tariffa flat (tutto incluso), senza straordinari, senza ferie e senza malattia. Dopo due anni ha ottenuto il contratto da apprendistato a 1100 euro al mese ma l’anno dopo ha dovuto abbandonare il lavoro (non veniva più pagato). Fa poi un’altra esperienza, questa volta part-time a tempo determinato (ma era part-time solo su carta) e dopo un po’ ha lasciato anche quello per le evidenti sproporzioni di trattamento.
Ora Michele lavora a Monza, si trova bene e si sente apprezzato: “Nonostante il Sud mi manchi da morire so che se tornassi rischierei di morire di fame” ha concluso.
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