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Reddito di cittadinanza, ecco gli stati europei dove si prende di più

Il reddito di cittadinanza, introdotto in Italia ad aprile 2019, è già una realtà ormai da diversi anni in molti Paesi europei. In Danimarca vige il Kontanthjælp, in Germania l’Arbeitslosengeld II, nel Regno Unito l’Income support, in Irlanda il Supplementary Welfare Allowance. In Francia è in arrivo il Rua (reddito universale di attività). La Finlandia verso la sperimentazione di altre tipologie di riforma del welfare. In Belgio è consentito rifiutare un lavoro, se non congruo con il proprio livello professionale, senza vedersi sospeso il sussidio.

 

Reddito di cittadinanza in Europa

 

In Danimarca il Reddito di cittadinanza è basato su un pilastro fondamentale: il Kontanthjælp, l’assistenza sociale. Il sussidio è tra i più ricchi: la base per un singolo con più di 25 anni è di 1.325 euro, cui va aggiunto l’aiuto per l’affitto, che viene elargito a parte. Se invece si hanno figli, il sussidio arriva a 1.760. I beneficiari abili al lavoro sono obbligati a cercare attivamente un’occupazione e ad accettare offerte appropriate al loro curriculum, pena la sospensione del diritto. E se ci si assenta dal lavoro senza giustificati motivi, il contributo viene ridotto in base alle ore di assenza.

Molto particolare è il meccanismo adottato dalla Finlandia, circoscritto ad una platea ristretta. Il governo di Helsinki offre infatti un reddito garantito di 560 euro mensili a 2mila cittadini disoccupati (tra i 25 e i 58 anni). I disoccupati non dovranno fornire giustificazioni sul modo in cui spenderanno i soldi e il salario base viene mantenuto anche nel caso in cui il beneficiario trovi un lavoro.

In Germania dal 1° gennaio 2013 vige il contributo di primo livello (il più alto) che è di 382 euro per un singolo senza reddito. Sussidi per l’affitto e il riscaldamento vengono elargiti a parte, come le indennità integrative per i disabili, i genitori soli e le donne in gravidanza. Lo Stato pensa anche alla prole: 289 euro per ogni figlio tra i 14 e i 18 anni, 255 euro tra i 6 e i 14 anni, 224 euro da 0 a 5 anni. La durata è illimitata, con accertamenti ogni 6 mesi sui requisiti dei beneficiari, a patto che chi è abile al lavoro segua programmi di reinserimento e accetti offerte congrue alla sua formazione. Ne hanno diritto i cittadini tedeschi, gli stranieri provenienti da paesi Ue che hanno firmato il Social Security agreement e i rifugiati politici.

In Inghilterra vige l’Income support. Questo “aiuto” vale, per i single tra i 16 e i 24 anni, 56,80 pound a settimana, per gli over 24 arriva a 71,70 (per un totale di circa 300 sterline al mese, pari a circa 330 euro – erano 370 nel 2007). Un aiuto dello stesso importo garantisce la Jobseeker Allowance, riservata agli iscritti nelle liste di disoccupazione: “Per riceverlo il candidato deve recarsi ogni due settimane in un Jobcenter e dimostrare che sta attivamente cercando lavoro”. Lo Stato aiuta chi ha bisogno anche a pagare l’affitto e garantisce alle famiglie assegni per il mantenimento dei figli.

In Francia un singolo percepisce 460 euro mensili (in aumento dai 441 del 2007), una coppia con 2 figli 966 euro. E il sussidio, che dura 3 mesi e può essere rinnovato, aumenta con l’aumentare della prole.

In Belgio, poi, esiste un sistema rigido, ma generoso: 725 euro il contributo mensile per un singolo. Con l’inizio della crisi Bruxelles ha, inoltre, aumentato le tutele, adottando nel luglio 2008 per gli anni 2009-2011 l’Anti-Poverty Plan, un’ulteriore serie di misure per garantire il diritto alla salute, al lavoro, alla casa, all’energia, ai servizi pubblici. Inoltre il Belgio è tra i Paesi che consentono di rifiutare un lavoro, se non congruo con il proprio livello professionale, senza vedersi sospeso il sussidio: un meccanismo questo studiato per contrastare quella fascia di lavori a bassa qualificazione che prolifera in conseguenza dell’obbligo di accettare un impiego per non perdere il sostegno.

 

di Stefano Bruni – www.labparlamento.it

 

Redazione

Sono il fondatore del sito web e da sempre sono interessato agli italiani che emigrano all'estero per cercare fortuna. Così, nel 2016, ho avviato questo portale per permettere a tutti di raccontare le loro esperienze e fornire informazioni a chi vuole emigrare.

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