Pensione all’estero:
Isole Canarie, Thailandia, Tunisia, Grecia e Portogallo, sono solo alcuni dei Paesi nei quali, ogni anno, molti dei pensionati italiani decidono di emigrare per trascorrere gli anni della pensione in totale relax, in un luogo dal clima mite e dalla tassazione più bassa. L’Italia ha stipulato delle Convenzioni bilaterali con molti Paesi esteri, per evitare le doppie imposizioni; si tratta di trattati internazionali con i quali i Paesi contraenti regolano l’esercizio della propria potestà impositiva al fine di eliminare le doppie imposizioni sui redditi e sul patrimonio dei rispettivi residenti. Ma per poter usufruire delle agevolazioni, il pensionato che risiede all’estero, dovrà richiedere all’INPS l’applicazione delle Convenzioni in vigore, così da ottenere ladetassazione della pensione italiana, che verrà in tal caso tassata nel Paese di residenza. Per ottenere tale detassazione, dovrà presentare alla sede INPS di riferimento il modulo disponibile nel sito INPS alla sezione Moduli > Convenzioni Internazionali in 4 versioni: CI531-EP-I/1 modulo italiano-inglese, CI532-EP-I/2 modulo italiano-francese, CI533-EP-I/3 modulo italiano-tedesco, CI534-EP-I/4 modulo italiano-spagnolo.
Attualmente i Paesi con cui sono in essere le suddette Convenzioni per la pensione all’estero sono i seguenti: Albania, Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaijan, Bangladesh, Belgio, Bielorussia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Cipro, Congo, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Croazia, Danimarca, Ecuador, Egitto, Emirati Arabi, Estonia, Etiopia, Federazione Russa, Filippine, Finlandia, Francia, Georgia, Ghana, Germania, Giappone, Giordania, Grecia, Hong Kong, India, Indonesia, Irlanda, Islanda, Israele, Ex Jugoslavia (Bosnia Herzegovina, Serbia e Montenegro), Kazakhistan, Kuwait, Lettonia, Libano, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malaysia, Malta, Marocco, Mauritius, Messico, Moldova, Mozambico, Norvegia, Nuova Zelanda, Oman, Paesi Bassi, Pakistan, Polonia, Portogallo, Qatar, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, San Marino, Senegal, Siria, Singapore, Slovenia, Spagna, Sri Lanka, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Tanzania, Thailandia, Trinidad, Tunisia, Turchia, Ucraina, Uganda, Ungheria, Ex Unione Sovietica (Kirghisistan, Tagikistan e Turkmenistan), Uzbekistan, Venezuela, Vietnam e Zambia.
In Italia, purtroppo, la pressione fiscale sui pensionati è molto alta. Per avere un’idea più chiara, basta prendere in considerazione il rapporto sull’adeguatezza delle pensioni del 2015, in cui il nostro Paese occupa il quintultimo posto. Nei vari Paesi europei infatti, i pensionati versano mediamente il 30% in meno di tasse rispetto al Bel Paese.
In Italia, però, i pensionati meno abbienti, grazie alla no tax area, sono esenti dalle tasse. Ecco in dettaglio le aliquote IRPEF e gli scaglioni di reddito che valgono per il 2016, per i contribuenti soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito. L’IRPEF si calcola sull’ammontare del reddito del contribuente, a cui vengono applicate aliquote diverse in base ai diversi scaglioni di reddito. Ecco la tabella di sintesi con le aliquote IRPEF attualmente in vigore:
Reddito imponibile | Aliquota | Irpef (lorda) |
---|---|---|
fino a 15.000 euro: | 23% | 23% del reddito |
da 15.001 a 28.000 euro: | 27% | 3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro |
da 28.001 a 55.000 euro: | 38% | 6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro |
da 55.001 a 75.000 euro: | 41% | 17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro |
oltre 75.000 euro: | 43% | 25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro |
Purtroppo però, anche in materia di pensioni, la legge non è uguale per tutti. Lo sanno bene i pensionati ex Inpdap emigrati all’estero, costretti a pagare una doppia tassazione. Ebbene sì, infatti al contrario dei pensionati Inps, gli ex dipendenti della Pubblica Amministrazione sono costretti a percepire la propria pensione al netto delle tasse versate in Italia. In altre parole, un pensionato del settore privato emigrato all’estero percepisce la propria pensione lorda, senza cioè che siano state defalcate le imposte italiane; al contrario un ex statale si ritrova a dover sostenere doppia tassazione, una del Paese ospitante e l’altra dell’Italia.
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