All’interno del supermercato non vi sono i prodotti delle grandi marche ma solo alimenti di provenienza regionale e, nella maggior parte dei casi, biologica. Le fondatrici Sara Wolf e Milena Glimbovski, che l’hanno realizzato grazie ad una raccolta fondi, dicono che il merito è della crescente domanda di prodotti e servizi che si occupano di sostenibilità.
Un segnale importante non solo per un impatto ecologico e ambientale, ma anche educativo alimentare, ovvero tutto quello che è sfuso non è prodotto da grandi industrie e quindi a lunga conservazione, il che vuol dire che non ha neppure chimica additiva per il mantenimento.
Un nuovo modo di fare la spesa all’insegna del necessario e del rispetto dell’ambiente: la presenza dei dispenser permette infatti di scegliere la giusta quantità di prodotto senza lasciarsi influenzare dal packaging e dai nomi dei grandi marchi ma privilegiando la qualità ed evitando gli sprechi di cibo. Allo stesso tempo il non utilizzo di confezioni permette di ridurre il numero di imballaggi che sono difficili da riciclare, ridurre i costi del prodottoe risparmiare le materie prime e la quantità di acqua ed energia adoperate per la loro produzione.
Il Food Wastage Footprint, uno studio pubblicato dalla Food & Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO) sull’impatto che ha lo spreco di cibo e i rifiuti alimentari su clima, terra, acqua e biodiversità, stima che l’impronta ecologica globale dei rifiuti alimentari è equivalente a oltre 3 miliardi di tonnellate di CO2 e polveri sottili inquinanti.
Sono convinto che presto questo modo di fare la spesa si diffonderà in tutto il mondo: tutti siamo più attenti alla qualità e alla provenienza dei prodotti e preferiamo acquistare merce locale non trattata piuttosto che cibi industriali contenenti chissà cosa e prodotti chissà dove. Il nostro Pianeta ci ringrazierà: meno pesticidi, erbicidi, sostanze plastiche, inceneritori e discariche, e quindi acqua, aria e terra più pulite e sane e quindi un uomo più forte.
Fonte: Dionidream.com