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Trasferirsi all’estero: gli 8 ostacoli più comuni durante la valutazione

Trasferirsi, chiunque di noi ha pensato almeno una volta nella vita di voler cambiare vita. A seguito magari di perdita di lavoro, delusioni d’amore, malattia… etc… Ma quali sono le paure che ci affliggono quando ci pensiamo ?

 

Sono realmente tutte paure reali o esistono solo nella nostra immaginazione ? Vediamo nel dettaglio….

TRASFERIRSI ALL’ESTERO: GLI 8 OSTACOLI PIU’ COMUNI DURANTE LA VALUTAZIONE

 

1. I problemi ipotetici spaventano più di quelli reali

Mollare tutto e partire sembra sembra una scelta pericolosa, perché non sappiamo cosa ci aspetta dopo il salto, o ne abbiamo un’idea vaga. “E se poi non trovo un altro lavoro?”, “e se non riesco a mantenermi?”, “e se perdo le amicizie?”, “e se mi pento?”



Perdere la salute, il sorriso e la serenità, invece, non fa così paura, stranamente. Non fa paura sprecare il proprio tempo, e invecchiare senza lasciare un segno, perché queste sono cose a cui ci siamo abituati. Sono entrate nella nostra vita lentamente, e glielo abbiamo permesso noi. Sono problemi confortevoli, che conosciamo.

In pratica, pur di non affrontare problemi che non abbiamo ancora (e forse non avremo mai) ci teniamo stretti quelli che abbiamo già.

2. Sottovalutiamo i danni del “non agire”

Qualcuno diceva che quando ci si sveglia per troppi giorni di fila senza sorridere, è ora di farsi qualche domanda, e soprattutto darsi qualche risposta. Fa sicuramente male trattenersi in una situazione che ci è tossica: ci avvelena lo spirito, ci indebolisce il corpo, ci addormenta la mente.

Non agire significa “scegliere di restare”: è la scelta più semplice, ovvio, ma che ci fa sprecare il nostro bene più prezioso: il tempo. E mentre noi diventiamo sempre più passivi e arrendevoli, rendiamo la nostra situazione sempre più difficile da risolvere. Arriverà  un giorno in cui diremo: “È troppo tardi ormai, avrei dovuto farlo prima”. Esatto: avremmo dovuto farlo prima. Adesso, per esempio.

 

3. Pensiamo che mollare tutto sia da incoscienti

Non lo è. Ma davvero vogliamo misurare il successo della nostra vita solo con i soldi, la posizione lavorativa o lo stipendio? La vita è fatta anche (e soprattutto!) di serenità, di benessere, di salute, di affetti, di sogni realizzati. Quelle cose che abbiamo sempre voluto fare nella nostra vita e non siamo mai riusciti a fare! I sogni sono una cosa serissima!

Chi introduce anche queste variabili nell’equazione della propria vita, e scoprire che la bilancia pende terribilmente solo da un lato, è tutt’altro che incosciente. Direi al contrario che è lui quello coscienzioso!

4. Abbiamo paura di sbagliare

Di una cosa sono convintissimo: se prendiamo delle decisioni spinti in avanti dalle nostre speranze, e non dalle nostre paure (per citare una famosa frase di Mandela), le cose non possono andare male. Possiamo anche essere sfortunati, certo, ma in ogni caso ci saremo avvicinati di un passo alla nostra felicità. Mollare tutto e partire non è una fuga, è una ricerca! Ho parlato con tante persone in questi anni che l’hanno fatto. Nessuno si è mai pentito e tornerebbe indietro. Nessuno. 

5. Abbiamo poca fiducia in noi stessi

La fiducia in sé stessi sembra essere un tratto caratteriale con cui nasciamo, poi la vita lo rinforza o lo indebolisce. Quel che è certo è che vivere senza fiducia in noi stessi è come guidare con il freno a mano tirato: dobbiamo sbloccarlo subito!

Se non ci hanno aiutato in questo genitori, amici e insegnanti in gioventù, dobbiamo pensarci noi. Come? Per esempio allontanando tutte le persone che ci avviliscono, avvicinando le persone che ci stimolano e ci incoraggiano, e magari -perché no?- iniziando un percorso personale di sfide, sempre più difficiliper metterci alla prova e acquistare fiducia dai successi personali. È come un allenamento, né più né meno.

6. Perdoniamo troppo spesso le nostre paure

È normale aver paura, ma è pericoloso lasciarsene dominare. È di importanza vitale amare sé stessi e volersi bene, accettare i propri limiti e i propri difetti, ma questo non significa perdonarsi tutto. Come si educherebbe un bambino, correggendo i suoi comportamenti sbagliati, così dovremmo fare con noi stessi. Con amore ma con fermezza, dovremmo individuare le nostre paure, e combatterle. Non c’è bisogno di conoscere il “modo giusto” per farlo, la sola volontà sarà sufficiente a farci iniziare il percorso personale corretto.

7. Diamo troppo peso alle opinioni altrui

Siamo arrivati ad un punto in questa società in cui le opinioni degli altri contano quasi più del nostro benessere. Tutto si svolge in pubblico, tutto è registrato, pubblicato, commentato e condiviso. Qualcuno arriva a indebitarsi per acquistare oggetti che non gli servono o che non si può permettere, solo per impressionare il prossimo.

L’approvazione altrui è un’altra sbarra alla nostra gabbia. Il giorno in cui diremo: “mi sono stancato, voglio mollare tutto e partire”, colleghi, amici e vicini proietteranno su di noi le loro paure e le loro convinzioni, la loro scala di valori, esprimeranno il loro dissenso e la loro delusione, ci diranno: “sei un folle!”, e noi staremo ad ascoltarli, come se soddisfare le aspettative altrui ci rendesse meno infelici, come se il detto “mal comune mezzo gaudio” non fosse la cazzata che è. Follia pura: ci vogliamo allontanare da un contesto che ci disgusta, ma ne ascoltiamo lo stesso l’opinione.

Tutto questo è rumore nella testa che ci impedisce di prendere le decisioni più critiche. Va eliminato.

8. Cerchiamo scuse per rimandare

“È colpa dei genitori/della scuola/dell’Italia se la mia situazione è così!”. No, sono scuse. Il nostro carattere e la nostra educazione è responsabilità della nostra famiglia, dell’istruzione e della società fino a quando abbiamo venti, venticinque anni (trenta, a voler essere molto generosi!) poi diventa una nostra esclusiva. Il campo di battaglia si sposta in modo definitivo dentro di noi, e abbiamo la forza, la maturità e gli strumenti per iniziare a lavorare su noi stessi. Continuare a cercare scuse all’esterno, è solo un modo di rimandare il proprio benessere. Arriverà un giorno in cui diremo: “eh, ormai sono troppo vecchio per cambiare!” Certo, e cosa stavamo facendo mentre avevamo il tempo e la forza per farlo?

 

 

FONTE

 

 

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