Targhe estere: non è detto che la Ferrari immatricolata a Sofia (Bulgaria) che circola nella zona a traffico limitato di Roma o Milano sia di proprietà di un nuovo ricco bulgaro un po’ alticcio. Tantomeno la BMW coupé di Plovdiv (sempre in Bulgaria) che sfreccia a 160 chilometri all’ora sul raccordo anulare. E magari neppure l’Audi di Bucarest parcheggiata in divieto di sosta che continua ad accumulare multe sul parabrezza.
VANTAGGI PRINCIPALI TARGHE ESTERE :
Dietro a queste auto con targa straniera ci sono sempre più italiani. Con una targa non registrata negli elenchi del P.r.a. o della Motorizzazione Civile si è in grado di sfuggire agli accertamenti fiscali ad esempio del nuovo strumento cosiddetto “redditometro” ed evadere il pagamento delle addizionali sull’imposta di possesso (il Superbollo) e gli alti premi assicurativi per le auto di grossa cilindrata.
ALTRI VANTAGGI TARGHE ESTERE :
Esonero dall’obbligo della revisione quadriennale e alla certificazione di controllo dei fumi di scarico (da fare nel Paese dove è immatricolata ma solo se è previsto), detto “bollino blu”. Inoltre, c’è da aggiungere che, senza targa italiana, non si è soggetti alla revoca o sospensione della patente o alla sottrazione di punti da essa, a meno che non ci sia una contestazione immediata dell’infrazione.
IN CASO DI INCIDENTE CON TARGHE ESTERE :
Cosa accade quando un’auto con targa straniera, in leasing estero o intestata a società con sede legale oltre i confini italiani, provoca un incidente? La patata bollente passa nelle mani degli uffici centrali e il risultato spesso vede lo Stato rimettere soldi (se li ha) per conto terzi. Chi resta coinvolto in un sinistro stradale con un veicolo con targa e assicurazione straniera deve rivolgersi all’U.C.I. (Ufficio centrale Italiano), non essendo possibile utilizzare il CID né attivare i canali assicurativi tradizionali. Ciò comporta un allungamento sensibile dei tempi di ottenimento dell’indennizzo, oltre che un gravoso costo per le casse dello Stato, proprio perché, in caso di irreperibilità dell’assicurazione straniera o impossibilità di rivalersi su di essa da parte di quella italiana o dell’Uci, sarà proprio quest’ultimo a dover liquidare il risarcimento. A volte sono le stesse compagnie di leasing estere a suggerire il “pacchetto” assicurativo più vantaggioso, in modo da non pagare eventuali risarcimenti.
E’ TUTTO LEGALE ?
Esiste una norma che potrebbe porre rimedio al problema. L’articolo 132 del codice della strada prescrive che gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati con targa estera possono circolare in Italia per un massimo di un anno, dopodiché occorre “nazionalizzarli” attraverso immatricolazione con targa italiana.
Ovviamente è paradossale questa norma non essendoci più frontiere nell’area europea di Schengen, è quindi praticamente impossibile stabilire se un auto con targa estera è rimasta più di un anno in Italia. Basterebbe andare a fare il pieno di benzina in Slovenia, Austria, Croazia (quindi dimostrare con una ricevuta che l’auto è uscita dai confini) e tornare indietro per far azzerare il tempo ed avere un altro anno a disposizione.
Poi c’è anche da dire che molti preferiscono rischiare la sanzione piuttosto che seguire le norme. Paradossalmente, per l’automobilista, è più conveniente pagare la multa, il cui costo da 80 a un massimo di 318 euro, piuttosto che nazionalizzare la targa e quindi iniziare a pagare gli oneri tassativi legati alla nuova immatricolazione.