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L’Italia che non riparte: intervista a Igor Nogarotto, autore di “Italia vaffanculo”

Intervista a Igor Nogarotto

L’Italia è un Paese conosciuto nel mondo per la sua cultura, la sua arte, i suoi monumenti, il suo cibo, la moda e sui affascinanti paesaggi. Ma purtroppo da ormai troppo tempo è diventata una terra di disperazione, ha lasciato i suoi figli senza certezza nel futuro, i governanti hanno lasciato che si inquinassero i nostri mari e le nostre terre… ed anche l’arte risente di questa meschina condizione di abbandono.

 “Siamo la culla dell’arte, ma le abbiamo chiuso le porte

Proprio per questo oggi ho voluto intervistare chi di arte se ne intende: il nostro amico Igor Nogarotto. Lui è l’autore di una canzone che non va per il sottile : “Italia Vaffanculo”, con questo pezzo esprime tutta la sua delusione per ciò che noi italiani siamo diventati (volenti o nolenti) e che, aggiungo io, forse ci meritiamo anche. Ma sarà direttamente lui a spiegarvi come è arrivato ad elaborare questo testo:

Cominciamo…

1) Raccontaci un po’ di te e delle tue origini…

Innanzi tutto un saluto a te a tutti i lettori!

Amo definirmi “ibrido nordico dal sangue sudista”! Perchè ho padre veneto e madre piemontese e sono nato ad Asti, ma poco dopo i 20 anni ho sentito l’esigenza di emigrare verso zone più “calorose”, per dare sfogo alla mia grande passione per la creatività. Il Piemonte è una terra affascinante e ricca di sfumature, ma ‘chiusa’: secondo me le colline, le montagne ed il clima freddo, non agevolano la possibilità di esternare le proprie sensazioni, perchè ti bloccano emotivamente: mi sono quindi trovato intorno persone con cui avevo difficoltà a condividere le mie idee, a dare voce alle mie pulsioni, perchè c’è quasi timore di mostrarle, paura di dar loro forma… a Bologna ho incontrato terreno fertile,

perchè è una terra ricolma di entusiasmo e, probabilmente, la pianura (ed il mare a pochi km) agevolano il proliferare delle idee: la mente può spaziare all’infinito, senza barriere…

Ora vivo a Roma, la città italiana dove mi sento “più a casa”, per l’atmosfera internazionale che respiro, per le bellezze architettoniche, per le possibilità culturali che offre, musei, cinema, teatro… (…e per il clima ovviamente!)

2) So che ti occupi un po’ di tutto: sei cantautore, scrittore, vocal coach, autori di testi per alcuni comici di Zelig. Quali sono stati i tuoi lavori più importanti ?

Visto cosa non mi sono dovuto inventare per campare?!

Come cantautore il mio orgoglio è l’aver scritto “NINNA NONNA” (ispirata a mio Nonno Fedele quando se n’è andato…), che è stata decretata come “Canzone Italiana dei Nonni”, per la loro festa che (non tutti ancora lo sanno), dal 2005 si festeggia il 2 ottobre

Come scrittore sicuramente il libro “Volevo uccidere Gianni Morandi”, per il quale (W l’Italia!) ho ricevuto per circa 1 anno minacce di morte, probabilmente da un fan sfegatato di Morandi con poco senso dell’ironia…

Quest’anno ho anche sfornato per il Giubileo il progetto “POPE IS POP”: canzone e flash mob che ha avuto come evento principale quello al Carcere di Rebibbia, che è stato il primo flash mob della storia in un carcere italiano! Io non sono credente, ma ho comunque voluto tributare a Francesco questo progetto, per il carisma che mi trasmette, al di là del ruolo istituzionale che ricopre.

Poi come hai detto tu correttamente, collaboro alla scrittura di testi con alcuni comici di Zelig (con cui organizzo anche eventi di cabaret con la mia agenzia di spettacolo SAMIGO), sono autore di format per programmi tv e radio e do lezioni di canto come Vocal Coach: quando un allievo trova la sua dimensione espressiva e vedi che riesce finalmente a sciogliere i propri nodi emotivi e a tirare fuori la sua personalità e ad esprimerla con intensità… beh, è una soddisfazione impagabile!

 

3) Ma se ti sei impegnato così tanto perché non hai trovato contribuzioni economiche pubbliche proporzionate ai tuoi sforzi ?

Bella domanda! Oltre all’impegno artistico/creativo, mi sono sempre sbattuto per trovare chi producesse i miei dischi, chi finanziasse progetti (anche di solidarietà)… qualcosa ho ottenuto in realtà, ma veramente briciole… in Italia, si sa, l’Artista non è considerato un lavoratore… e se poi non conosci le persone giuste, soprattutto a livello politico…

 

4) C’è stato qualche giornale o rivista che ha parlato di te e delle tue creazioni artistiche?

Sì, a livello mediatico sono sulla scena da più di 20 anni: mi conoscono un po’ tutti

Interviste e recensioni ne ho avute, anche all’interno delle programmazioni mainstream (dal Tg2 a Repubblica), ma quando si è trattato di fare il famoso “salto”, che ottieni solo attraverso programmazione martellante sui network radiofonici (RDS, RTL, DEEJAY, 105, ecc…) o con ospitate tv nei salotti che contano (l’Arena di Giletti ad esempio, a cui ho dedicato un verso della mia canzone “Discendiamo dall’Impero Romano, ma l’Arena di Giletti è la sola in cui crediamo”) o, chiaramente, solcando il palco del Festival di Sanremo… se non sei “figlio di…”, non vai da nessuna parte. Il nepotismo italiano è qualcosa di imbarazzante… E anche il ‘pecorismo mediatico’ è ridicolo. Ti faccio un esempio: del mio progetto “POPE IS POP” sai quando hanno iniziato a parlarne? Dopo che è uscito un articolo sul Washington Post…! E sai perchè? Perchè ho inviato una “Lettera aperta ai Media Italiani” iniziando così: “Il Washington Post ha dedicato un articolo al progetto (italiano) ‘POPE IS POP’. Il 99% di voi (italiani) non l’ha fatto” e proseguendo con “…ha senso che si parli di noi Italiani a Washington e non in Italia?” (link per leggere la lettera aperta https://goo.gl/kzHeog). Allora Corriere della Sera, RADIO RAI e molti altri ne hanno dato notizia… W L’Italia!

 

5) Quanto è importante per te avere professionalità nel tuo mestiere? Cosa ne pensi dei famosi youtubers?

Sarà perchè sono delle vergine…! Ma essere professionali, onesti, precisi, trasparenti, affidabili e ovviamente creativi, originali… trovo sia indispensabile.

Degli youtubers emersi penso che siano stati bravi: hanno individuato una modalità alternativa (spesso no budget) per farsi notare e l’hanno fatto con le loro forze: sono un esempio di come la determinazione e l’inventiva ti premino. Sempre.

 

6) Ora che ti conosciamo meglio, raccontaci com’è nato il tuo ultimo progetto: “Italia Vaffanculo”.

Dalla disperazione! Dal non poterne più di continuare a realizzare progetti interessanti, emozionali, innovativi (a detta di chi mi segue e di molti ‘addetti ai lavori’…) senza vederne attribuito il giusto valore! Dall’osservare per le strade la povertà dilagante. Dal sentire dai tg sempre più frequentemente che le persone si suicidano o prendono i fucilate i loro cari per colpa dei debiti…

Dall’aver chiaro il principio che non serve più mandare messaggi metaforicamente allusivi: ora occorre dire le cose come stanno, in modo inequivocabile: siamo maestri nel darci la classica “pacca sulla spalla”, “nell’abbozzare”, ma non è più tempo di fingere che vada tutto bene: per citare un testo a me caro ossia “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” di Anthony De Mello: ”SVEGLIAMOCI!”

Se anche solo una persona domani si alzasse e decidesse di (ri)prendersi in mano la propria vita grazie ad un mio input, sarei incommensurabilmente felice! Perché alla base di “Italia vaffanculo”, comunque, oltre alla protesta, oltre al messaggio di forte impatto, c’è una forte volontà costruttiva, il desiderio di sviluppare consapevolezza che porti alla realizzazione di noi stessi.

 

7) Hai mai pensato di andartene dall’Italia ?

“Mai?”……… Sì! Eccome… Diciamo, in verità, che ci penso ogni giorno…

Citando Gaber Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono…. Ma lo vedrei come una sconfitta andarmene, il non riuscire a farcela ad ottenere i giusti riconoscimenti qui. Anche se poi, come dico nella canzone “Italia vaffanculo, prima o poi me ne vado te lo giuro” e “ItaGlia con la “G” che tagli le gambe a chi vuol restare qui”, quindi so perfettamente quanto ‘è stato’, ‘è’ e ‘sarà’ proibitivo. Ma resisto (almeno per ora)

 

8) Dai un consiglio a chi vorrebbe “mollare tutto ed andare via”.

La responsabilità è prima di tutto la nostra. Lo ‘Stato’ è lo specchio di quello che siamo. Se ognuno di noi decidesse finalmente di tirare fuori da quel maledetto cassetto i propri sogni ormai sbiaditi ed impolverati ed iniziasse a provare a realizzarli, sarebbe più felice, più entusiasta, intraprenderebbe un iter di realizzazione personale che lo porterebbe a fare quello per cui ha più passione e quello per cui è più in grado di spendersi, di investire energie. Quindi lo farebbe meglio di altri (…tra le altre cose siamo un Paese dove gli ingegneri fanno i cantanti e viceversa…). La gratificazione del singolo non può far altro che ripercuotersi sulla collettività. Questo lo dobbiamo fare sia se decidiamo di restare in Italia, sia andando all’estero. Non cerchiamo scuse: cerchiamo noi stessi

 

Grazie mille Igor per il tempo che ci hai concesso, ci auguriamo che i tuoi progetti attuali e futuri vadano a gonfie vele. Tienici aggiornati!

 

Grazie a voi! Italiani che aiutano altri italiani… dovrebbe essere la normalità… speriamo e lavoriamo perchè lo diventi!

 

 

Articolo a cura di Riccardo Palleschi

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