Dal letame nascono i fiori, ma dai gusci delle noci di cocco possono nascere posti di lavoro. È questa l’impresa compiuta da Carlo Figà Talamanca, giovane ingegnere di Roma esperto di technology transfer, che in Cambogia ha salvato dalla chiusura un’azienda capace di produrre carbone vegetale dai gusci delle noci di cocco.
La storia di Carlo in Cambogia
La storia di Carlo, però, non si ferma a un’intuizione imprenditoriale: è la testimonianza della capacità di superare la crisi economica, effettuando viaggi rocamboleschi e travolgimenti della fortuna. «Ho comprato la Sgfe, nata grazie a un progetto di una Ong francese, nel gennaio 2012» dice Carlo che dopo anni di esperienza come avviatore di aziende tra Italia e Stati Uniti arriva in uno dei Paesi più poveri del Sud-est asiatico quasi per caso. «Nel 2003, appena dopo la laurea, lavoravo a Roma occupandomi di technology transfer», un’attività che applica la ricerca scientifica e il progresso della tecnologia ai processi produttivi.
La piccola società di cui è presidente, infatti, dà lavoro a 23 operai immettendo così sul mercato nazionale un prodotto che quasi non inquina. In Cambogia l’80% della popolazione utilizza la carbonella per fare tutto: cucinare, riscaldare, produrre, ma la ricava dal legno a discapito dei boschi presenti sul territorio.
L’esperienza di Carlo in Cambogia
«Avevo quasi finito tutti i soldi e stavo programmando il mio rientro in Italia quando mi sono detto che forse un ultima tappa in Cambogia avrei potuto farla».Qui pensa di riposarsi e racimolare qualcosa con lavoretti di fortuna. Insegna inglese nelle scuole elementari, poi entra in contatto con ambienti universitari – il suo pane quotidiano quando era a Roma – e viene così a conoscenza dell’iniziativa con cui una Ong ha dato vita alla società di carbonella ecofriendly. «Quel progetto mi ha riportato alle mie origini, al technology transfer e alla voglia di fare impresa, e visto che dalla Ong mi avevano chiesto una consulenza ho deciso di rischiare e prendere in mano io l’azienda».
Ottimizzando il processo che trasforma le noci in un combustibile poco inquinante, l’ingegnere romano ha anche creato un’economia locale di fornitori che raccolgono i gusci nei mercati e vanno a venderli direttamente alla sua impresa.