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Anestesista in Usa: "L'Italia non è più attrattiva per i medici. Qui è impensabile che la politica interferisca con la sanità"

Anestesista in Usa: “L’Italia non è più attrattiva per i medici. Qui è impensabile che la politica interferisca con la sanità”

Si chiama Luca La Colla, dopo essersi laureato in Medicia al San Raffaele di Milano e specializzato in anestesia all’Università di Parma, ora lavora alle Duke University di Durham in Usa. Sul “The Lancet” aveva denunciato l’inadeguatezza dell’Italia nel fare fronte alla carenza dei medici: “Apprezzo il nostro sistema sanitario nazionale, ma è anacronistico. E la soluzione per aumentare il personale non è abbassarne la qualità”.

 

Anestesista in USA

 

“Mentre nel resto del mondo si migliorano le condizioni e si avviano programmi di perfezionamento come le fellowship, noi italiani proponiamo di abbassare la qualità del Sistema sanitario per aumentare il numero di personale. Assumere medici non specializzati significa cercare lavoro dequalificato e a basso costo”.

Poteva essere uno dei tanti anestesisti dei nostri ospedali pubblici, ma il camice bianco ha deciso di indossarlo in North Carolina, dove è resident in Anestesiologia alla Duke University di Durham. “Non mi reputo un ‘cervello in fuga’ e non provo rancore verso l’Italia. Anzi, apprezzo il nostro Sistema sanitario nazionale e i suoi principi, ma oggi è diventato anacronistico. Va riformato e svecchiato”.

Secondo un rapporto Fiaso 2018 solo il 75% dei medici specialisti formati sceglie di lavorare per il Sistema sanitario nazionale. Il rimanente fugge all’estero, dove le condizioni di lavoro sono migliori e le paghe più interessanti. “Ci sono migliaia di professionisti che vorrebbero lavorare in Usa, Canada, Francia. Come mai nessuno vuole venire a lavorare in Italia, paese ricco di storia, cultura e luoghi meravigliosi?” – si chiede Luca. Tanto per cominciare, bisognerebbe porre le condizioni affinché i giovani abbiano ancora voglia di fare i medici in Italia. “Bisogna migliorare l’organizzazione del lavoro – dice Luca -, incrementare i finanziamenti statali (stanziamo circa il 10% in meno degli altri paesi Ue), puntare sulla meritocrazia per l’avanzamento di carriera, evitando gli incarichi ‘a vita’. E poi aumentare gli stipendi, in media pari a 17 euro l’ora”.

Anche Luca vorrebbe tornare in Italia: “prima però, spero che qualche riformatore di ampie vedute sia in grado di cambiare il nostro sistema sanitario e renderlo attrattivo”.

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