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Berlino, "In Italia ero stanca di lavorare in nero. Qui la partita iva è a costo 0 e mi mantengo"

Berlino, “In Italia ero stanca di lavorare in nero. Qui la partita iva è a costo 0 e mi mantengo”

Si chiama Alice Rugai, è una ragazza di 26 anni che dal 2017 vive a Berlino. Attualmente sta frequentando un master in scienza teatrali e lavora part-time in un museo, facendo anche traduzione da freelance.

Alice vive a Berlino e riesce a mantenersi

E’ arrivata in Germania come ragazza alla pari e ora si sente soddisfatta: “Qui imparo il dialogo e la tolleranza. E finalmente mi sento rispettata”. Alice è l’unica tra le sue amiche coeatanee ad avere una casa tutta sua e a mantenersi con un lavoro freelance. In Italia, dice, non sarebbe stato possibile. L’impatto con la realtà tedesca non è stato facile, ha dovuto scontrarsi con i centri per l’impiego che le hanno negato i benefit e le hanno suggerito di tornare a casa.

La sua grande passione è sempre stata il teatro, in Italia era riuscita a realizzare un’opera tutta sua ma, nonostante la piccola soddisfazione, ha capito che nel nostro Paese per fare cultura devi fare gavetta per troppi anni. A quanto sembra anche in Germania è così, però con una differenza: la gavetta è molto più corta.

In Germania Alice è arrivata facendo un master (sono gratuiti) e facendo la ragazza au pair: ” Puoi sentirti costantemente al lavoro, o costantemente in una famiglia, dipende da come ti trattano. In qualche modo sei reperibile 24 ore su 24: facevo il bucato, mi occupavo dei bambini e dei pasti, avevo molte responsabilità. Tutte cose che avrei fatto volentieri, se fossero state condivise. Invece la padrona di casa leggeva le riviste e mi chiedeva di andare a sistemare gli armadi. Insomma, mi sentivo una cameriera”.

In Germania sotto una certa soglia non si pagano le tasse, in Italia invece sarebbe stato proibitivo. Ciò che Alice apprezza di più di Berlino è il melting-pot, ovvero una città giovane con tante culture diverse. Non esclude però di tornare in Italia, anche se si dice delusa dal mancato rispetto per i lavoratori: “Una volta mi hanno preso in prova in un ristorante per la stagione estiva: alla fine, ho dovuto tallonarli per farmi pagare. Due euro e cinquanta l’ora. Tutto in nero. Ma lo stipendio è un diritto, dovrebbe arrivarti a fine mese e basta, non è possibile dover discutere e stressarsi per averlo. Basta lavorare in nero, e basta lavorare gratis: qui mi sento più rispettata, ecco”.

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