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Dove vivere di rendita all’estero con una pensione italiana

Pensione: le statistiche parlano chiaro. I numeri dell’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale), riportati recentemente dal settimanale “Panorama”, dicono che sono 400mila gli italiani che hanno deciso di trasferirsi all’estero. Un dato davvero notevole, anche se comprende emigrati di lungo corso e residenti in altri paesi con doppia cittadinanza. Qualche volta si lascia l’Italia solo per alcuni mesi dell’anno, quasi sempre per il clima e per i costi. Solo sei anni fa erano 24mila quelli che realizzavano il sogno di vivere sulle cosiddette “spiagge dell’Inps”. Thailandia, Indonesia, Santo Domingo, Costa Rica, Brasile, Canarie, Tunisia, Capo Verde e Kenya sono le destinazioni preferite dai nostri connazionali. Spesso si inizia con una lunga villeggiatura, poi il richiamo dell’Italia si allontana e si cambia vita definitivamente.  A fare questa scelta sono soprattutto i pensionati che, pur non navigando nell’oro, hanno un discreto assegno previdenziale o una rendita messa da parte nel corso della loro attività lavorativa. Due condizioni che rendono possibile spendere dai 600 ai mille euro al mese per godersi le giornate ai Caraibi, in Oriente o in Africa.



Decidere di abbandonare il proprio paese e rifarsi una vita non è mai facile. Nel caso dei pensionati italiani all’estero la regola essenziale è migliorare il tenore della propria esistenza. Da tutti i punti di vista, non solo economico. Per questo la scelta cade innanzitutto sull’America Latina o Centrale, in particolare Panama e Messico. Qui, infatti, acquistare un immobile richiede meno complicazioni che in Italia. I governi, inoltre, con lo scopo di dare impulso ai consumi locali, offrono agevolazioni finanziarie e incentivi fiscali che attirano come il miele gli over 65 nostrani. Se l’Asia, con la Thailandia e l’arcipelago maltese in testa, è un’altra delle aree preferite dagli attempati ‘profughi’ italiani, anche la vecchia Europa riesce ancora a difendersi. Nonostante la crisi e i costi ancora abbastanza alti, infatti, l’isola di Malta, anche per la diffusione della lingua inglese, è una delle mete più gettonate. E non sono disdegnate tappe tipiche dell’Europa dell’Est come la Polonia e l’Ungheria. D’altro canto non è sicuramente un caso, come riportato da Panorama, che nell’ultimo anno e mezzo siano cresciuti del 40 per cento accessi e richieste di contatto al sito Voglioviverecosì.com, un portale che ospita storie sull’esodo degli italiani di tutte le età.

Se in Italia il fenomeno di chi decide di andare all’estero a godersi la pensione è molto recente e solo ora comincia ad essere interessante per gli operatori turistici ed immobiliari, nella cultura anglosassone ha una lunga tradizione. Basti pensare che negli Stati Uniti da anni si parla di “early retirement abroad”, ritiro prematuro all’estero. Protagonisti sono i “baby boomers”, la generazione nata più o meno tra il 1945 e il 1964. Secondo le stime di “Escape from America Magazine”, riferite al 2010, solo in America sono più di 8mila le persone tra i 45 e i 65 anni che vanno in pensione ogni giorno. Migliaia scelgono di cambiare vita trasferendosi in un posto nuovo. E l’Europa? Per i prossimi anni la direzione dei governi del Vecchio continente è un innalzamento dell’età del ritiro dall’attività lavorativa a 67 anni. Manca ancora una strategia comune. Nell’attesa, però, c’è da giurarci che sempre più pensionati ne approfitteranno per scappare sotto il sole dei Caraibi o dell’Oriente.

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