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Siviglia, Andalusia: informazioni per viverci o visitarla

Mi sento di dire che Siviglia è una città meravigliosa.
Temperature miti durante tutto l’anno, bellissimi cieli azzurri ed un vento fresco che soffiando lascia ondeggiare le palme dovrebbero bastare per convincervi a visitare Siviglia.
Della città ricordo i numerosi aranci che con i loro frutti abbellivano i già meravigliosi centri storici lasciando profumi deliziosi che invogliavano a visitare Siviglia perdendosi nel suo affascinante centro sotrico.

In questo post troverete ciò che ha significato per me vivere a Siviglia ma anche dei collegamenti ad altre pagine dove troverete consigli su come visitare Siviglia

Vivere Siviglia

Vivere a Siviglia otto mesi della mia giovinezza è stato motivo di enorme crescita culturale, mi ha offerto l’occasione di conoscere una nazione, la sua cultura e la sua vita. Visitare Siviglia è molto piacevole. La bellissima città andalusa, misto tra influenza araba e cristiana, si è rivelata una sorpresa ai miei occhi. Cordoba e Granada, insieme a Siviglia si offrono al turista in tutto il loro splendore.

Ognitanto torno a pensare alle scelte fatte in questi trenta anni di vita, e mi accorgo che sono figlio di scelleratezze ed attente decisioni. Se rifletto attentamente mi accorgo come le situazioni che mi hanno fatto crescere e maturare, gli incontri che mi hanno permesso di migliorare e sono stati di enorme aiuto, siano stati quelli fatti con il cuore. Con un passo indietro ai primi anni universitari, capisco che la scelta di vivere a Siviglia è stata dettata dalla voglia di viaggiare, conoscere e mettermi alla prova, insomma una decisione presa con il cuore. La vita spagnola non è stata delle più facili, mi sono imbattuto in un nuovo stile di vita, ho conosciuto persone ed ho imparato ad affinare il mio istinto. Per me, cresciuto in un piccolo paese, trovarmi catapultato in una nuova realtà non è stato facile, ho provato cosa significhi la parola “solitudine” e quanto sia difficile affrontare un problema senza appoggio alcuno. Sono certo che non vorrei tornare a vivere a Siviglia, l’esperienza in questa città fantastica piena di vita, bellezze artistiche e di bellissime giornate, è stata molto utile, mi ha permesso di conoscere meglio ogni angolo del carattere, mi ha messo di fronte a un Riccardo che non conoscevo e con il quale ho dovuto imparare a convivere, ma è stata allo stesso tempo molto dura, forse perché ha rappresentato il primo impatto con un mondo nuovo così lontano dal mio.
“patio casa calle Salinas” foto di Riccardo Agostini

Calle Salinas è stata per alcuni mesi la mia casa, ma prima di approdare in questa favolosa dimora dove c’era un continuo via vai di bambini, cani ed ospiti, ho avuto la fortuna di condividere un appartamento uno spagnolo con un appetito particolare per gli uomini. Vivere con lui mi ha permesso di ampliare la mia visione del mondo, di abbandonare un aspetto critico nei confronti di chi non vede la vita come me e di capire che la bellezza del creato sta proprio nelle sfumature. Anche calle Salinas mi ha aperto gli occhi, ho visto come la vita possa essere diversa, come sia possibile ridere anche nella povertà, come molto spesso le difficoltà uniscano. Era una casa in cui non ti sentivi un ospite, dove tutto era di tutti.




“casa calle salinas” foto di Riccardo Agostini

La lotta per il bagno era uno degli aspetti che più mi colpiva di questa casa, un edificio su tre piani con un patio centrale dove ogni tanto si vedevano saltellare bei topolini, una residenza per tre cani randagi di cui uno si sentiva il padrone di casa, ed era con lui con cui dovevo lottare per conquistare il bagno. Mi ricordo quale fu il suo saluto al momento di andarmene, qualche goccia della sua pioggia dorata sulla mia valigia!

“la famiglia di calle salinas” foto di Riccardo Agostini
La famiglia era numerosa, la mamma Mirella, una signora svizzera di cinquanta anni trasferitasi in spagna, una sessantottina che mi aveva confessato di aver avuto un rapporto lesbo. Eric, mio fratello lussemburghese, se devo essere sincero non so precisamente di dove fosse, credo dell’Europa centrale, ma parlava così tante lingue che non riuscivo a localizzarne la provenienza. Se oggi parlo spagnolo lo devo a lui che era un vero vocabolario vivente, certo devo a lui anche il mio accento tedesco che scandisce ogni parola. E poi c’era tutta la comunità, tutto il vicinato, mi ricordo la signora Africa ei suoi tre figli, il mezzano si chiamava Manuel, tra di noi c’era intesa, era un bambino d’oro ed anche i suoi fratelli erano brave persone, mi ricordo che una volta li portai tutti al circo. Prima di lasciare la spagna regalai loro una piccola medaglietta con scritto “a presto”; sapevo che non sarebbe stato così ma volevo che non dimenticassero il tempo passato insieme. Per ultima una ragazza, Montse che ogni tanto veniva in casa lamentandosi con Mirella per le questioni amorose.
“carnaval de Cadiz” foto di Riccardo Agostini

Per finire posso dire a posteriori che l’esperienza vissuta è stata fantastica, ero parte di altre vite e non uno spettatore o un turista. La vita è un grande buffet, c’è di tutto, sta a noi decidere se continuare ad assaggiare sempre la stessa portata per paura di assaporare qualche cosa che non ci piaccia, oppure fidarsi del proprio istinto ed allungare le mani su qualche piatto goloso. Certo il rischio di ingurgitare qualche schifezza aumenta ma se non rischiamo e non sbagliamo la nostra vita rimarrà piatta e noi con lei!

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